GESTIONE CRONICITA’,SNAMI:IL GOVERNO TROVI RISORSE MA NON A CARICO DEI MMG
Sulla carenza di medici in convenzione Testa e la leader Snami Giovani Simona Autunnali sostengono la necessità di salvaguardare sia il valore della borsa di chi ha passato il test di medicina generale sia il lavoro dei medici precari sulle cui spalle, specie nel 118, si sono rette le sanità di intere regioni. Snami chiede un tavolo tecnico che coordini accessi universitari e post-laurea per i prossimi decenni ed «un intervento tempestivo affinché l’imbuto formativo non si trasformi in imbuto lavorativo». Stop ai presidi fatiscenti in continuità assistenziale: tali sarebbero molti dei 3.063 punti di guardia medica con 11.688 medici titolari (19 medici ogni 100 mila abitanti), numeri citati da Testa nella relazione. Sul quotidiano dei Mmg Testa osserva come oggi i sistemi informativi nelle diverse Regioni spesso codifichino con nomi diversi i dati per classificare le patologie rendendo impossibile condividerli; «inoltre dovremmo ricevere direttamente nei gestionali esiti di esami e referti di visite specialistiche». L’attenzione è anche alle liste d’attesa “infinite e senza speranza”, tema sul quale la politica deve mostrare più interesse, «Spesso le Asl non considerano l’indicazione della priorità inserita dal medico di famiglia», denuncia il vicesegretario Snami Gennaro Caiffa. Inoltre, in parallelo all’allargamento delle esenzioni di patologia servirebbe una riflessione sulla gratuità a 360 gradi per gli esenti totali (cui spesso si deve consumo di prestazioni in eccesso) e per gli accessi in codice verde ai pronto soccorso. Sulla medicina penitenziaria, altro capitolo della trattativa con Sisac, il responsabile Pasquale Del Greco annuncia un protocollo unico nazionale da seguire per le sedi regionali del sindacato in quanto gli aumenti sembra consisteranno in integrativi in cambio di specifici compiti.
Testa ricorda infine che in Italia ci sono diverse medicine generali, «c’è chi lavora con diversi ospedali nel raggio di due chilometri e chi il primo ospedale lo ha a 30-40 km di strade di montagna. Ho sentito parlare il ministro della Salute Roberto Speranza di nuovi modelli. Ma la categoria eÌ stufa di investire lei su una professione mortificata costantemente. Vanno fatti investimenti sul territorio. Vanno potenziate le residenze assistite. Va finanziata la telemedicina. Vanno riviste le ridicole quote con cui sono remunerate le prestazioni di particolare impegno. Va rivista la fiscalità (Iva, super-ammortamento, auto del medico). Vanno difesi con leggi ad hoc i medici, sempre piuÌ esposti a violenze di ogni genere».
Mauro Miserendino